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Prezzo € 25,00
Articolo non soggetto a sconti per volontà dell'editore
Franco Angeli Edizioni
Libro - Pagine 216
Anno: 2011
Alcuni tra i più noti storici italiani provano a delineare i lineamenti della società italiana: una società al tempo stesso una e molteplice, che ha difficoltà a riconoscersi in uno Stato a “centralità debole” incapace sia di guidarla sia di conquistarla alle proprie ragioni.
L'impressione che si ha scorrendo il fiume di pagine e di parole alimentato dal 150° anniversario dell'Italia unita è che la rivisitazione e l'interrogazione del passato siano dominate come non mai dalle fragilità di un futuro nebuloso, dalle aspre contese in tema di irriducibilità ad unum delle Italie reali, dagli allarmi (o dai trionfalismi) per una "disunione" prossima ventura. Di qui la scelta di puntare l'obiettivo su alcune aporie che hanno indebolito e complicato l'incontro - immaginato come virtuoso - fra Nazione e Stato: un incontro segnato a fuoco dalla diffidenza di lungo corso della Nazione verso quello Stato che pure era scaturito da una lotta condotta all'insegna del riscatto nazionale, e dall'incapacità del neonato Regno d'Italia di esprimere gli umori e i bisogni della Nazione, in modo da conquistarsi sul campo l'autorevolezza e il consenso che non poteva chiedere al prestigio del tempo e della tradizione.
È questo il filo conduttore tanto dei contributi focalizzati su aree e fasi storiche circoscritte (il Napoletano dei primi anni 60 dell'Ottocento, l'irrisolta tensione riformatrice dei primi anni del Novecento) quanto delle riflessioni di più lungo periodo sulle ricorrenti tentazioni populistico-autoritarie o sul ruolo di mediazione e compattamento socio-culturale svolto dalla figura pervasiva del parroco.
Qualunque sia l'ottica che assumiamo, d'altronde, ciò che balza agli occhi nella storia di questi centocinquant'anni di vita unitaria è il primato del senso di appartenenza locale e regionale, non necessariamente oppositivo di quella nazionale, ma certo onnipresente. E se è ovvio che esso informi di sé il modo di pensare alla "patria d'origine" da parte delle emigrate, colpisce constatarne la rilevanza anche nella formazione dei moderni partiti politici o nello sguardo di un cinema che proprio puntando sulla regionalità ha spesso saputo restituire al meglio i lineamenti della società italiana.
Il volume ripropone i contenuti del numero tematico di "Passato e presente" 83/2011, senza il gruppo di recensioni su L'Italia unita vista da fuori curato da Stuart Woolf.
L'impressione che si ha scorrendo il fiume di pagine e di parole alimentato dal 150° anniversario dell'Italia unita è che la rivisitazione e l'interrogazione del passato siano dominate come non mai dalle fragilità di un futuro nebuloso, dalle aspre contese in tema di irriducibilità ad unum delle Italie reali, dagli allarmi (o dai trionfalismi) per una "disunione" prossima ventura. Di qui la scelta di puntare l'obiettivo su alcune aporie che hanno indebolito e complicato l'incontro - immaginato come virtuoso - fra Nazione e Stato: un incontro segnato a fuoco dalla diffidenza di lungo corso della Nazione verso quello Stato che pure era scaturito da una lotta condotta all'insegna del riscatto nazionale, e dall'incapacità del neonato Regno d'Italia di esprimere gli umori e i bisogni della Nazione, in modo da conquistarsi sul campo l'autorevolezza e il consenso che non poteva chiedere al prestigio del tempo e della tradizione.
È questo il filo conduttore tanto dei contributi focalizzati su aree e fasi storiche circoscritte (il Napoletano dei primi anni 60 dell'Ottocento, l'irrisolta tensione riformatrice dei primi anni del Novecento) quanto delle riflessioni di più lungo periodo sulle ricorrenti tentazioni populistico-autoritarie o sul ruolo di mediazione e compattamento socio-culturale svolto dalla figura pervasiva del parroco.
Qualunque sia l'ottica che assumiamo, d'altronde, ciò che balza agli occhi nella storia di questi centocinquant'anni di vita unitaria è il primato del senso di appartenenza locale e regionale, non necessariamente oppositivo di quella nazionale, ma certo onnipresente. E se è ovvio che esso informi di sé il modo di pensare alla "patria d'origine" da parte delle emigrate, colpisce constatarne la rilevanza anche nella formazione dei moderni partiti politici o nello sguardo di un cinema che proprio puntando sulla regionalità ha spesso saputo restituire al meglio i lineamenti della società italiana.
Il volume ripropone i contenuti del numero tematico di "Passato e presente" 83/2011, senza il gruppo di recensioni su L'Italia unita vista da fuori curato da Stuart Woolf.
Simonetta Soldani è professore ordinario di Storia contemporanea presso l'Università degli studi di Firenze. Dal 1982 fa parte del comitato direttivo di Passato e Presente ed è tra le fondatrici della Società italiana delle storiche.
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